Chi siamo

Non è facile inquadrare i “Quarto Podere”, gruppo tra i più longevi di Firenze e tra i più stilisticamente trasversali, dato che dal 1992 ad oggi (anche se mossero i primi passi tra i banchi di scuola addirittura nel 1984) si sono divertiti a giocare con tutti i generi musicali possibili.
Loro si autodefiniscono da sempre “Rock agricolo” e forse è l’unica etichetta possibile, in quanto l’unico denominatore comune in tutte le fasi della loro produzione artistica è il riferimento alla terra, intesa largamente come territorio, come vernacolo, come usanze e tradizioni toscane, ma anche più in senso stretto come terreno agricolo tramite il quale esporre in musica l’esperienza della vita di campagna e del mestiere di contadini.
Prìncipi della goliardia e dei giochi di parole, come si evince già dal nome che rimanda scherzosamente al film del 1941 “Quarto potere” di Orson Welles, hanno raggiunto molteplici volte l’apice della genialità, ma senza esserne consapevoli, il che è da sempre il loro punto di forza. Il gruppo nasce ufficialmente nel °92 da Jacopo Biliotti (Gastone Podere, chitarre, cori e autore della maggior parte dei brani), Alberto Favilli (Vinicio Podere, voce e inizialmente percussioni) e Gabriele Bassi (Guido Podere, basso e cori), che si completerà l’anno successivo con l’ingresso di Marco Montuori (Cipriano Podere, batteria e percussioni).
Il quartetto, dal sound prettamente hard rock (forse il primo caso di band di questo genere con testi in vernacolo fiorentino), inciderà 4 demo tape dal 1993 al 1997, seguiti dalla pubblicazione del primo album ufficiale, “Quarto Podere” (Allmusic) nel 1999, che contiene
tre pietre miliari della loro produzione: “Reggo l’anima coi denti”, “Accidentattettomà”, ma soprattutto la loro bandiera “Glià più garbo un ciuco a bere a boccia”, che verrà riproposta negli anni in varie versioni.

Segue l’album “Canòne inverso” del 2002, anch’esso contenente dei grandi classici come “Trattami male”, “Battiedi un crepente” e uno dei loro capolavori, “I’ Medioevo”, ancora oggi
cantato a squarciagola dai fans ai loro concerti, che sono show surreali a metà tra una veglia sull’aia e un live degli Skiantos. Sempre nel 2002 entra in formazione il quinto elemento, Tommaso Baggiani (Ivo Podere, chitarra e batteria), mentre due anni dopo è la volta dell’ingresso dell’eclettico polistrumentista Francesco “Frank” Diddi (Abu Omar Podere, chitarra, flauto traverso, synth, sax, banjo, cori), che curerà anche la produzione dei successivi lavori in studio.
Dal 2011 il gruppo entra a far parte del collettivo di musicisti fiorentini “La Scena Muta”, partecipando a numerosi eventi musicali, alla compilation “Canzoni per un lettore vol. 1” con una versione ska di “L’amore è come l’ellera” sapientemente mischiata a “One step beyond” dei Madness (impreziosito dalla presenza dell’amico Erriquez, cantante dei Bandabardò scomparso da poco), e al singolo di Natale “Firenze-Copenaghen”, eseguito da più di 30 artisti e gruppi di Firenze. Nel 2013 si aggiunge al sestetto Paquito Ernesto Chiti (Fedisio Podere, fisarmonica, piano, tastiere e corno), e l'ensemble darà alle stampe il terzo album, dal triplice gioco di parole “Da Milano alle Cascine” (uno è la copertina con il gruppo impegnato in una gara di marcia con l’atleta Maurizio Damilano; per l’altro doppio senso, chi vuol capire capisca...), il disco della maturità che sono sicuro piacerebbe tanto a Elio e le Storie Tese. Tra le tracce più meritorie di menzione, di nuovo lei, “Glià più garbo un ciuco a bere a boccia” stavolta in versione country e cantata con forte accento giapponese da Mako Kobayashi, speaker di Controradio, apparentemente senza alcun senso, ma ancora dal risultato geniale; “Sette setter”, un rifacimento di “Helter Skelter” dei Beatles, che parla di un allevatore cinofilo con tanto di citazione in musica di un vecchio spot di cibo per cani (“L’alimentazione è importante / E per questo io gli do i’Palle...”); e “L’una”, che altro non è che il centone di “Luna” di Gianni Togni che parla di un contadino affamato sull’ora di pranzo.

Nel 2017 Diddi lascia la band, pur rimanendo a disposizione, e nel frattempo i membri della band iniziano gradualmente un riavvicinamento alle origini della musica toscana: i vari membri a turno militeranno nell’orchestra popolare “La Nuova Pippolese” (Vinicio e Gastone come membri stabili), mentre tutto il gruppo si aprirà all’esperienza della street band, dedicandosi al repertorio popolare toscano per le piazze del centro storico, ma anche nei centri anziani e nelle R.S.A.
Ne scaturirà il disco dal vivo “Canzoni della poera gente” (2019) contenente brani del folklore nostrano come “I’ trescone”, “Ti dissi di vienire”, “Su i’ filobus di Fiesole”, “La lallera” e il tango di Piazza Piattellina (“Tumi garbavi tanto”) di Gianni Abbigliati.
L’ultimo regalo in ordine di tempo che l’ensemble ci fa è datato dicembre 2021, con la pubblicazione del singolo “Qualucky”, brano storico dei Quarto Podere mai registrato in studio. La musica è quella del successo planetario “Get Lucky” dei Daft Punk, mentre il testo è la storia di un immigrato cinese che si ritrova a vivere nella piana nord-fiorentina, più precisamente a Quaracchi (da qui il titolo; il ritornello recita “Ci s'ha pe’ i’ capo Canton, ci s’ha pe’ i’ capo Shangai, ci sha pe’ i’ capo Wuhan, ma si sta tutti a Qualacchi...”).
Non è facile inquadrarli, no, ma è molto facile apprezzarli e anche amarli, principalmente per il loro essere delle bellissime persone, e poi per la loro genialità a portata di tutti, fatta di trovate brillanti, di mash-up di brani apparentemente incompatibili tra loro, di progetti paralleli e false identità (ultimi su tutti la famiglia Ani-chini e i Pappalardos) e di ripescamenti di canzoni dimenticate e riportate in luce con la loro ironia fatta dal popolo per il popolo. Se ancora non li conoscete cercateli, ascoltateli, viveteli e innamoratevi.

di 
Francesco Frank Cusumano
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